Natale al tempo del Covid di Giacomo Poretti

Se dovessimo stilare una classifica delle giornate più desiderate e più temute dell’anno, il 25 dicembre sarebbe in testa in entrambi i campionati.

Più desiderato di Ferragosto, più anelato del Carnevale; il Natale la spunta anche sul Capodanno e l’Epifania, sbaraglia la Pasqua (bella festa, ma ha il torto di cadere sempre di domenica), ed è insidiato solo dal 25 aprile nell’anno in cui cade di giovedì.

Tutti ansiosamente aspettano la venuta del Natale.
Tutti hanno un motivo per attenderlo.
Molti lo desiderano. Tanti altri lo temono.

Anche questo Natale non si sottrae alle turbolenze sismiche del nostro cuore, con l’aggravante che non sappiamo, ancora, come eludere le disposizioni del DPCM in materia di assembramenti, pranzi e cenoni: il rischio di queste restrizioni è che il cappone, le crespelle e il mascarpone con il panettone che una volta venivano suddivisi in 12, ora, in alcune famiglie, saranno consumati solo da 4 persone, mamma papà figlio e nonna, con conseguente aumento di ricoveri per coliche addominali in pronto soccorso, peraltro già intasati a causa del famigerato virus.

A questo proposito le autorità sanitarie consigliano un digiuno preventivo al pranzo di Natale di almeno una settimana e, nei casi più estremi, verrà consigliato ai commensali di munirsi di un kit di lavanda gastrica, un tutorial indicherà come eseguirlo nel bagno di casa senza dover chiamare l’ambulanza.

Sempre a proposito del Natale, in quale epoca è iniziata l’abitudine di buttare tutta la tredicesima in smartphone? nel basso medioevo o nel rinascimento? E l’inelegante sciatteria del regalo riciclato? è iniziata dopo il boom degli anni 60 o ai tempi di Dante?

Al di là delle difficoltà di ricostruire filologicamente le sue tradizioni storiche, a certificare se sarà stato un Natale positivo ci penseranno le agenzie di rating tipo Standard & Poor’s: se l’incremento dei consumi sarà stato più del 3% rispetto all’anno precedente avremo trascorso un bel Natale altrimenti no.

La Commissione Europea attende impaziente, più che i numeri del contagio, i dati delle vendite al dettaglio di maglioni in cachemire, giochi della Playmobil, parure di sciarpe e guanti, tortellini, mostarda, contapassi e contacalorie elettronici, e dopo l’Epifania potrà promuovere i Paesi della Ue più spendaccioni e dichiarare se la locomotiva dei consumi sarà ripartita o no.

Che strano, tutto il contrario di quello che dicevano i nostri nonni, i quali prima ancora di insegnarci a dire buongiorno, ci insegnavano la faticosa ma remunerativa arte del risparmio, non spendere tutti i nostri soldi era un imperativo categorico perché, dicevano i nonni, ci avrebbero garantito il futuro.

E tutto questo casino per un presepe, di cui nessuno ricorda più perché è stato inventato e chi ci è nato.
Forse ci siamo scordati ma Natale è un’altra cosa.

Con tutto il rispetto per le letterine a Babbo Natale
Con tutto il rispetto per i Playmobill
Con tutto il rispetto per la Wii e la Playstastion
Con tutto il rispetto per la parure di orecchini in oro rosa
Con tutto il rispetto per l’ennesima cravatta
Con tutta l’acquolina in bocca per i voulevant ripieni di insalata russa
Con tutto il rispetto per il salmone scozzese, per quello norvegese e per quello affumicato
Con il massimo rispetto per le bollicine della Franciacorta
Con umile deferenza per lo champagne…
Pur con tutta la rimozione del mondo, a Natale è nato un bimbo
Con incomprensibile evidenza quel bimbo è il figlio di Dio
Con scandalosa semplicità quel bimbo ha avuto come letto una mangiatoia, non un double king size
Con apparente delusione a Natale si festeggia un compleanno
Con tutto il rispetto per la maestria con cui si confezionano i pacchi con la carta dorata
Con tutto il rispetto, ma i regali dovremmo farli a Lui (e a quelli come Lui)
Con tutto il rispetto per il panettone e la compilation di Michel Bublè…

Natale è un’altra cosa.

E come dice la pubblicità…
Sentirsi parte di una Comunità è un dono
Anche a Natale.