Siamo tutti mecenati di Giacomo Poretti

Quando si parla di mecenatismo tutti sanno, anche il più ignorante, che cosa significhi: che ci sono delle persone ricche, molto ricche, alle quali il Padreterno ha conferito loro, oltre ad uno yacht più grande di quello che guidava Schettino, oltre alla villa a St. Moritz e una collezione infinita di maglioni in cachemire, il Padreterno ha regalato a queste persone anche la generosità e il desiderio di aiutare gli altri.

Ma io vorrei sostenere che anche chi non possiede uno yacht, ma magari è proprietario solo di un materassino, che chi non possiede ville a Portofino e di conseguenza in vacanza va all’idroscalo, e che magari vive in affitto al Gratosoglio, ecco anche questa persona, sempre che il Padreterno, oltre alla sfiga, gli abbia donato anche la generosità, anche lui può essere proporzionalmente di aiuto agli altri ed essere considerato un piccolo mecenate.

Ma per poter auspicare che ciò accada, bisogna sperare che il Padreterno, oltre allo yacht, il materassino, il cachemire, la sfiga e le ville, ci abbia forniti anche di quel senso di vicinanza, di solidarietà che, forse azzardando, chiameremo amore per l’umanità. Ma purtroppo qua iniziano i problemi: del resto lo diceva già Dostoevskij e lo ha ribadito Charlie Brown: “Amo l’ umanità, è il prossimo che non sopporto”. Del resto la caratteristica principale che distingue gli animali dall’ uomo è che quest’ ultimo ama litigare. Ma non dobbiamo essere pessimisti: dobbiamo soltanto credere nell’impossibile: è solo diventando un po’ matti che possono accadere certe cose: che chi ha lo yacht e chi ha un materassino siano chiamati a fare la stessa cosa: pensare agli altri, pensare al bene della comunità. Per chi dei due sarà più difficile? la risposta non è scontata.

Perché in fondo non è importante se uno è un ragguardevole o un modesto mecenate, l’importante è che possegga un grande cuore.