Le motivazioni, l’impegno, l’emergenza

Professore, ex Rettore del Politecnico, Presidente di Arexpo, cosa l’ha indotta a fare il Presidente della Fondazione di Comunità Milano?
Il mio interesse per le Fondazioni di Comunità è nato qualche anno fa, guardando mio figlio di 8 anni, allenarsi nella squadra di calcio dell’oratorio, su un campetto malconcio, con bambini di origini diverse tra loro. Nella squadra non contava minimamente da dove ciascuno arrivasse, ma solo quanto fosse “bravo”. Questo luogo di integrazione rischiava però di chiudere perché mancavano i soldi per “rifare il campo”, ormai deteriorato. Il mio primo piccolo impegno per il bene comune è stato quello di cercare le risorse necessarie per evitare che questa esperienza di una piccola comunità solidale cessasse.

Come sta affrontando questo impegno? Qual è la linea su cui si muove la Fondazione di Comunità a Milano?
Lo spirito che mi ha indotto a dedicare un poco del mio tempo alla Fondazione, assumendo l’incarico di Presidente, parte dall’esperienza e dalla responsabilità, sono convinto che ciascuno può portare il proprio contributo al bene collettivo. E’ un impegno stimolante che svolgo insieme ad un Consiglio attento e propositivo, che si è messo a disposizione senza alcun compenso.
Ricordo quando il vescovo Angelo Scola disse che Milano doveva ritrovare la sua anima e il sindaco Giuliano Pisapia disse che Milano aveva tante anime. Ecco, il nostro sforzo maggiore è far comunicare, integrare, convergere fra loro le tante anime, che spesso vivono in reti separate e parlano linguaggi diversi rispetto anche agli stessi problemi.

Nell’emergenza Covid Milano e la Lombardia sono stati epicentro della pandemia, qual è stato il ruolo della Fondazione di Comunità nel territorio?
La nostra Fondazione, nata da poco più di un anno, ha affrontato con determinazione una prova di maturità impegnativa, ci siamo attivati con tempestività al fianco delle istituzioni e facendo rete con gli enti del Terso Settore perché, mentre infuriava l’emergenza sanitaria, abbiamo avuto subito chiara la percezione dell’emergenza sociale che avrebbe colpito le fasce più fragili e vulnerabili della nostra comunità.

Concretamente cosa avete fatto?
Già i primi di marzo abbiamo costituito il fondo #MilanoAiuta, con una dotazione iniziale di 150.000 grazie al volano di Fondazione Cariplo, e avviato una campagna di raccolta fondi sui nostri canali   compreso il crowfunding

Ed ora come pensate di utilizzare le risorse raccolte dai donatori?
L’emergenza richiede tempi rapidi di risposta, già  il 20 marzo, forti delle prime importanti donazioni, tra cui Fondazione Peppino Vismara, Massimo Moratti S.A.P.A., abbiamo lanciato il bando #MilanoAiuta con obiettivi molto chiari: potenziare gli interventi di prossimità e di assistenza a beneficio di persone e famiglie fragili. I primi di aprile sono partiti i primi interventi a beneficio di anziani soli, bambini, famiglie, persone disabili e malati, senza fissa dimora… complessivamente 74 progetti, tutti avviati ed operativi.
Un risultato ottenuto grazie alla dedizione della nostra struttura, che ha lavorato in stretto contatto con le istituzioni e gli enti del Terzo Settore impegnati in prima linea.

Quali considerazioni può trarre da questa esperienza?
Concludo con un ringraziamento doveroso e sentito agli oltre 1.000 donatori al fondo #MilanoAiuta che, con le loro piccole e grandi donazioni tutte ugualmente importanti, ci hanno dimostrato la loro fiducia. Ed una riflessione: non avremmo mai voluto vivere questa emergenza per comprendere che donare può aiutarci a superare i limiti dei nostri sistemi organizzati ed i paradossi della nostra società. Oggi possiamo testimoniare come attraverso il dono si manifesti la capacità di una comunità di unirsi intorno ad un valore condiviso; da parte nostra creiamo le condizioni per superare complessità a servizio della filantropia e della solidarietà.