La povertà sanitaria: un’emergenza che si può affrontare creando reti territoriali

Anche se il nostro Sistema Sanitario Nazionale è di tipo universalistico, risulta assodato che una parte rilevante delle cure sanitarie restino a carico dei cittadini. L’edizione 2021 del Rapporto sulla povertà sanitaria della Fondazione Banco Farmaceutico aiuta a cogliere con più precisione le ricadute sociali di questa evidenza. 

Nel 2020 la spesa sanitaria pro-capite mensile dei residenti in Italia ha superato i 57 euro, equivalenti al 2% dei consumi totali. Anche le persone in condizione di povertà devono spendere per curarsi, ma in maniera decisamente differente: è vero che impegnano una percentuale del loro budget in linea con le medie, tuttavia in concreto per curarsi possono spendere circa 10 euro mensili (6,4 euro  destinati ai medicinali, circa 1 euro ai servizi dentistici, il restante altri servizi). 

Significative anche le differenze regionali: la spesa pro-capite mensile per medicinali delle famiglie povere è più alta in alcune Regioni (Friuli Venezia Giulia, Calabria, Valle d’Aosta, Marche); mediamente è più elevata nei Comuni più grandi del Centro e nei Comuni medio-piccoli del Mezzogiorno. 

Per contenere la spesa sanitaria le famiglie italiane seguono due strade: la rinuncia alle cure, oppure il ricorso a centri diagnostici e terapeutici più economici. Nel 2020, hanno fatto ricorso a una di queste strategie 33 famiglie povere su 100 e 14 famiglie non povere su 100. In numero assoluto hanno cercato di ridurre le spese sanitarie 9, 358 milioni di persone residenti in Italia, di cui 1,844 milioni in povertà assoluta. La rinuncia alle cure è stata praticata da 26 famiglie povere su 100 a fronte di 11 famiglie non povere su 100, per un totale di 7,160 milioni di persone. 

Un panorama, dunque, decisamente preoccupante, arginato da organizzazioni del Terzo Settore che riescono ad aiutare sul piano sanitario oltre 600mila persone nel Paese. Si tratta di una sorta di Servizio sanitario solidale, che “corre” parallelo al Sistema pubblico e che ha di fronte a sé una grande occasione: quella determinata dai fondi stanziati per il PNRR. In una logica di co-progettazione, e sfruttando la nascita delle nuove Case della Comunità, sarà forse possibile strutturare relazioni stabili tra pubblico e nonprofit caritativo, così come rendere sistematiche forme di coordinamento territoriale, come ad esempio si sta facendo nell’ambito del progetto CUORE VISCONTEO sostenuto da Fondazione Comunità di Milano.

I tempi sono insomma maturi per un salto di qualità nelle cure sanitarie all’insegna di un universalismo più inclusivo.