Il motore dei giovani, tra creatività e futuro. In prima linea
di Nicola Saldutti

“Noi cerchiamo di coinvolgere i nostri coetanei nelle iniziative, ma facciamo fatica a raggiungerli. È qui che dobbiamo fare tutti un grande sforzo. E ci dobbiamo riuscire”. Quando la Fondazione di Comunità di Milano si è messa in ascolto dei giovani, i giovani hanno risposto come sanno fare loro: immediatezza e verità. E possibili percorsi. Vengono evocati in tutti i modi i giovani (chi scrive ha 55 anni), la loro fragilità, la loro voglia di futuro, il loro smarrimento. Le analisi sociali sono dense di statistiche che raccontando un mondo che cambia rapidamente e che è fatto di molti mondi. Spesso incapaci di comunicare tra di loro. Per questo l’iniziativa Figurarsi va nella direzione di metterli un po’ alla prova, di accoglierne la loro creatività, la loro capacità di immaginare. Di scrivere, di dipingere, di fotografare. Di stare dentro una realtà che la pandemia ha profondamente segnato.

Le ferite sono tutte lì, in qualche caso sembrano invisibili ma ci sono. La cronaca racconta di difficoltà a scuola, di un tasso di abbandono che arriva a punte del 30%, di un mondo del lavoro che dice di volerli ma poi non si riesce a costruire un’economia circolare della formazione-lavoro-formazione capace di superare il grande paradosso: ci sono mestieri e lavori di cui c’è grande necessità ma che non si riesce a trasformare in occupazione. Un paradosso imperdonabile. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, lo ha ripetuto in tutti gli incarichi che ha ricoperto, dalla Banca d’Italia alla Bce, non possiamo permetterci lo spreco di capacità, passione, competenze, che i giovani rappresentano. E non è soltanto una questione di crescita del prodotto interno lordo ma di una società più inclusiva e coesa. E l’arte è un linguaggio di libertà per dare loro voce e segnale. Siamo nel tempo del 5G della latenza ridotta al minimo, delle cose capaci di parlare ad altre cose, dell’intelligenza artificiale. Tutto utile, ma il coinvolgimento delle persone resta il punto di svolta. Faticoso in una società immerse in infiniti messaggi, infinite iniziative. Perciò è dovere di chi cerca di essere promotore dentro la società civile di intercettare i punti di vulnerabilità collegarli e farli diventare tessuto resistente. Per questo la ragazza che abbiamo ascoltato, ci ha indicato anche una strada.